Pentecostali nel mondo

Roma, Domenica 22 Dicembre 2024 22:30

La mia grazia ti basta

la mia grazia ti bastaA volte il cristiano, per la sua qualità di credente si aspetta l'immunità da prove, dolori e malattie. Questa idea è sbagliata in quanto contraria alla Parola di Dio. Anche se abbiamo accettato Cristo e viviamo per fede, restiamo pur sempre immersi nella nostra umanità e nelle nostre debolezze. Per questo, è un atto di presunzione e di arroganza presentarsi al mondo come "cristiani perfetti" o anche pretendere da noi stessi la perfezione. Cristo è il solo Maestro buono e perfetto. Il deserto, prima o poi arriva e va attraversato, come anche Gesù fece. Così come arriva, è altrettanto certo che passa. Ma nel deserto, le distrazioni vengono bruciate e Dio può ministrare, oltre la superficie, anche gli abissi del cuore. E' quella attività che fa la differenza tra un oggetto placcato e un oggetto in oro puro. In ogni cosa, cerchiamo Dio e la Sua gloria. Nella sua sofferenza, Paolo scriverà: "Per la qual cosa ho pregato tre volte il Signore ... Ma Egli mi ha detto: la mia grazia ti basta; perchè la mia virtù si adempie in debolezza ... Perciò, quando io sono debole, allora son forte" (2 Corinzi 12:8-10).

Tutto è compiuto. Adesso è grazia

Cristo è la mia parteL'Evangelo è pazzia per chi non crede (1 Corinzi 1:18). Ma per noi che camminiamo per fede è la Parola e la potenza di Dio. Siamo ormai abituati a vedere e vivere cose straordinarie; cose che a volte comprendiamo; cose che tante altre volte non capiamo ma cerchiamo di accettare per fede. Quando umanamente tutto sembra finito, fallito, disperso, allora per Dio tutto ha inizio. Perchè nelle parole, nei pensieri e nelle azioni umane, il filo conduttore è la malvagità e la vanagloria personale. Ma nell'opera eterna di Dio tutto è perfetto e alla Sua gloria. Nella schiavitù, Dio apre il mare verso la libertà. Nella morte del peccato, Dio pianta una Croce e la Via della Verità verso la Vita eterna rimane aperta nei secoli, assumendo il nome di grazia. Alla Croce, tutto sembra finito, con un Dio morente, insanguinato, ricoperto di sputi e disprezzo. E invece, "tutto è compiuto"; che la salvezza dell'umanità abbia inizio. Il Maestro è risorto e la cristianità avanza. Gli imperi, i regni, i re, i principi, i dittatori, i muri ... tutto crolla e si dissolve. Ma la cristianità, anche nelle persecuzioni, resta viva. Perchè la gloria e la vittoria appartengono a Cristo, al Leone di Giuda. E sopra questa pietra è edificata la Sua chiesa che "le porte dell'inferno non potranno vincere" (Matteo 16:18). A Dio tutta la gloria.

Nulla so del mio domani. Ma so che il mio Re è vivente ed Egli è la mia parte.

L'Apocalisse, la Rivelazione

Cristo trionfaL'Apocalisse ha parlato agli uomini del tempo e continua a parlare ancora oggi. Al di là delle fantasie ricamate su questo libro, l'Apocalisse esprime in modo conclusivo e definitivo la gloria e la vittoria finale di Cristo. Il senso profondo è che da sempre la storia è stata nelle Sue mani ed Egli ha il controllo totale su ogni accadimento. Adamo può cadere ma il piano della redenzione era già pronto prima. Il bambino che "ci è stato dato" può anche essere crocifisso ma è già risorto alla gloria del Padre, per giustificare molti. Perchè su Cristo è stata edificata "la mia chiesa e le porte dell'inferno non la potranno vincere" (Matteo 16:18). Allora, la malattia può venire, la sofferenza gridare, la depressione attaccare, la persecuzione avanzare, ma qualunque cosa accada, il Leone di Giuda ha tutto sotto controllo. I cristiani possono anche perdere la testa ma non perderanno la corona. Dunque, "chi ci separerà dall'amore di Cristo?" (Romani 8:35). "Anzi, in tutte queste cose noi siam di gran lunga vincitori per Colui che ci ha amati" (Romani 8:37).  A Dio la gloria.

PRENDI UNA POSIZIONE

prendiamo posizione in CristoRicevo notizie da molti credenti che hanno bevuto dalla coppa della disperazione. Hanno affrontato così tanti traumi e sopportato così tante crisi che ora sono esausti. Sono talmente appesantiti da pensare che un’altra sola preoccupazione, un altro timore li distruggerà oltre ogni speranza. Sono arrivati a un punto di rottura, la fine di sé stessi. Cosa dice Dio a persone tanto spaventate, che tremano per l’ansia? Qual è la sua ricetta per coloro i cui cuori vengono meno dallo spavento, i cui occhi sono rivolti a ciò che di calamitoso si abbatte su loro? Egli dona loro questa parola: “Svegliati! Alzati!” (cfr. Isaia 51:17). Ecco la condizione che Dio ci pone per poter rimuovere la coppa di tremore dalle nostre labbra: “Alzati! Prendi una posizione!” Amato, con tutto ciò che sta per arrivare – mentre gli empi diventano sempre più vili e malvagi, con le crisi economiche che continuano ad aumentare – il popolo di Dio ha bisogno di più messaggi edificanti. Ha bisogno di più sermoni che accrescano una fede poco vissuta. Un uomo mi ha scritto, “I tuoi ultimi messaggi sembrano ripetitivi. Sono un messaggio dietro l’altro che cercano di incoraggiare credenti disperati. Sembra che pochi sappiano come afferrarsi a una fede che non debba costantemente essere incoraggiata. Conoscono la loro Bibbia?” Questa era proprio la preoccupazione di Dio per Israele. Quale fu la Sua risposta alle loro accuse? Egli disse loro, “Io, io stesso, sono colui che vi consola; chi sei tu da dover temere l'uomo che muore e il figlio dell'uomo destinato ad essere come erba?” (Isaia 51:12). In altre parole: “Ho messo le Mie parole nella tua bocca. Ti ho coperto con la Mia mano. Ho promesso solennemente che siete il Mio popolo, eppure non siete convinti che sarò fedele a compiere la Parola che ho proferito per voi. Ancora temete uomini che svaniranno come l’erba”. Paolo predicò della “misura della fede che Dio ha distribuito a ciascuno” (Romani 12:3). Ogni credente ha ricevuto una porzione o un livello di fede. E quella porzione dev’essere edificata su una fede incrollabile, irremovibile. Come avviene questo? Mentre la fede cresce, essa si fortifica in un solo modo: udendo e confidando nella Parola di Dio.

(David Wilkerson)

 

Tempi malvagi ma anche di grandi benedizioni

Egli è il Signore, nessun timoreGesù stesso pose un inquietante interrogativo che impone profonde riflessioni per i credenti di questo tempo: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18:8). Il Nuovo Testamento è pieno di predizioni di un ultimo sviamento. Falsi profeti sono già sorti e ne sedurranno molti; lupi verranno travestiti da agnelli, causando grande inganno per “sedurre, se possibile, anche gli eletti di Dio”. Questo spirito “babilonese” è già entrato anche nelle chiese e sta corrompendo molti, raffreddando il primo amore e facendo sviare il cuore verso interessi economici, mondani e di vanagloria. La malvagità aumenterà, facendo sì che credenti una volta ferventi perdano il loro primo amore. Con la fiumana d’iniquità a venire, l’amore di molti si raffredderà. Ma il Signore non abbandonerà il suo popolo e metterà “ancora una via nel deserto, e de’ fiumi nella solitudine". Egli inonderà i suoi di Spirito Santo: “Perché tu moltiplicherai, ti espanderai a destra e a sinistra; la tua discendenza possederà le nazioni e popolerà le città deserte” (Isaia 54:3). Secondo molti studiosi della Parola, la profezia d’Isaia ha una duplice valenza. Essa parla non solo dell'Israele naturale dopo la cattività babilonese, ma anche di quella spirituale che sarebbe giunta: il Corpo di Gesù Cristo, la Chiesa della Nuova Gerusalemme. Paolo cita da Isaia 54 quando parla della “Gerusalemme che è dall'alto … la madre di tutti noi” (Galati  4:26). Paolo vide la profezia d’Isaia come diretta “ai figli della promessa”, coloro che sono in Cristo, per fede. Se da un lato la malvagità avanza, dall’altro, la Chiesa di Cristo è destinata alla vittoria, perché l’Eterno è il Signore ed ha la storia nel palmo della sua mano e di ogni cosa ha il controllo. Per questo, nonostante tutto, molti musulmani stanno accettando Cristo ed un bel raccolto è partito nel mondo. Quanto a noi, restiamo fedeli facendo tesoro delle parole di Paolo: “Io non mi sono proposto di sapere altro fra voi, se non di Gesù Cristo, ed esso crocifisso” (1 Corinzi 2:2).   

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