Tempi malvagi ma anche di grandi benedizioni
Gesù stesso pose un inquietante interrogativo che impone profonde riflessioni per i credenti di questo tempo: “Quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18:8). Il Nuovo Testamento è pieno di predizioni di un ultimo sviamento. Falsi profeti sono già sorti e ne sedurranno molti; lupi verranno travestiti da agnelli, causando grande inganno per “sedurre, se possibile, anche gli eletti di Dio”. Questo spirito “babilonese” è già entrato anche nelle chiese e sta corrompendo molti, raffreddando il primo amore e facendo sviare il cuore verso interessi economici, mondani e di vanagloria. La malvagità aumenterà, facendo sì che credenti una volta ferventi perdano il loro primo amore. Con la fiumana d’iniquità a venire, l’amore di molti si raffredderà. Ma il Signore non abbandonerà il suo popolo e metterà “ancora una via nel deserto, e de’ fiumi nella solitudine". Egli inonderà i suoi di Spirito Santo: “Perché tu moltiplicherai, ti espanderai a destra e a sinistra; la tua discendenza possederà le nazioni e popolerà le città deserte” (Isaia 54:3). Secondo molti studiosi della Parola, la profezia d’Isaia ha una duplice valenza. Essa parla non solo dell'Israele naturale dopo la cattività babilonese, ma anche di quella spirituale che sarebbe giunta: il Corpo di Gesù Cristo, la Chiesa della Nuova Gerusalemme. Paolo cita da Isaia 54 quando parla della “Gerusalemme che è dall'alto … la madre di tutti noi” (Galati 4:26). Paolo vide la profezia d’Isaia come diretta “ai figli della promessa”, coloro che sono in Cristo, per fede. Se da un lato la malvagità avanza, dall’altro, la Chiesa di Cristo è destinata alla vittoria, perché l’Eterno è il Signore ed ha la storia nel palmo della sua mano e di ogni cosa ha il controllo. Per questo, nonostante tutto, molti musulmani stanno accettando Cristo ed un bel raccolto è partito nel mondo. Quanto a noi, restiamo fedeli facendo tesoro delle parole di Paolo: “Io non mi sono proposto di sapere altro fra voi, se non di Gesù Cristo, ed esso crocifisso” (1 Corinzi 2:2).