"E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le genti; ed allora verrà la fine" (Matteo 24:14).
Il capitolo 24 del Vangelo di Matteo è noto come “il sermone profetico”. Gesù è con i discepoli sul monte degli Ulivi (interessante rif. Zaccaria 14:4) e la loro domanda è: “quando avverranno queste cose? e qual sarà il segno della tua venuta? e della fine del mondo?”. E’ nella natura umana la tendenza a voler anticipare i tempi e conoscere gli eventi futuri; ed in parte, per quanto giusto secondo la maestà divina, Dio rivela ai profeti ed ai suoi figliuoli i tempi a venire. E’ una rivelazione progressiva che noi troviamo dalla Genesi all’Apocalisse. Molte profezie, come quelle riguardanti la venuta del Messia (oltre 300 in tutto il Vecchio Testamento), si sono già adempiute in Cristo. Altre si stanno adempiendo proprio in questo tempo. Altre ancora si adempiranno nei tempi a venire. Perché tutto è nelle sue mani, Colui che “nel principio” creò i cieli e la terra (Genesi 1:1); Colui che dice: “Io sono l’Alfa e l’Omega; il principio e la fine” (Apocalisse 21:6).
Sul cap. 24 molte sono state le speculazioni di quanti in modo ricorrente nei secoli hanno indicato una qualche data per la fine del mondo. Ma l’indicazione di una simile data non è biblica; chi la pronuncia è un falso profeta ed il tempo ne ha dato prova. Gesù stesso dice che nessuno conosce quel giorno se non il Padre (Matteo 24:36) e quindi “vegliate dunque perché voi non sapete a quale ora il vostro Signore verrà” (Matteo 24:42).
Concentriamoci ora sul verso 14: “E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le genti; ed allora verrà la fine”.
Durante tutto il suo ministero, Gesù fece sostanzialmente 2 cose: 1) predicò l’Evangelo; 2) fece segni e miracoli, soprattutto resuscitando e guarendo i malati. Ed è interessante notare che anche i discepoli del primo tempo dopo la resurrezione di Cristo fanno la stessa cosa: predicano l’Evangelo della Grazia e fanno opere potenti nel nome di Gesù (vedi resoconti nel libro degli Atti anche chiamato (versione Diodati) Fatti degli Apostoli e nelle successive Lettere).
L’Evangelo del Regno. E’ una espressione citata molte volte da Gesù ed è un concetto che affonda le sue radici nell’eternità perché già prima della creazione c’è il progetto del Re dei Re posto a salvezza della umanità. Dopo il suo arresto, Gesù tace davanti al Sinedrio ed al sommo sacerdote. Ma davanti a Pilato, espressione del regno dell’impero romano, conferma di essere il Re dei Giudei (Matteo 27:11). Una profonda rivelazione ci è data nella Epistola agli Ebrei; e non a caso agli ebrei ma perché sono il popolo prescelto, eletto da Dio; ma è anche il popolo che rigetta Cristo e che ancora oggi aspetta il Messia. Agli Ebrei è detto allora del Primogenito introdotto nel mondo: “… del Figliuolo dice: O Dio, il tuo trono è ne’ secoli de’ secoli; lo scettro del tuo regno è uno scettro di dirittura” (Ebrei 1:8; per meglio comprendere leggete tutto il cap. 1, di straordinaria profondità e rivelazione).
Spiegare l’idea del Regno richiederebbe un trattato che dovrebbe partire dalla Genesi e collegare tutti i Libri della Bibbia sino all’Apocalisse. Ogni passaggio poi, getta luce e amplifica la comprensione di altri versi della Parola. E più si cammina nelle profondità bibliche e più si conquista, con l’aiuto della Spirito Santo, la bellezza della perfezione e maestà di Dio, dove ogni cosa testimonia il progetto d’amore della redenzione in Cristo. Questo progetto della salvezza per grazia è il Regno.
Quando nasce il Regno? “In lui ci ha Dio eletti avanti la fondazione del mondo, affinché siamo santi, ed irreprensibili nel suo cospetto, in carità; avendoci predestinati ad adottarci per Gesù Cristo, a se stesso” (Efesi 1:4-5). Nel Libro dell’Apocalisse leggiamo che i nostri nomi (i nomi dei salvati in Cristo) sono stati “scritti” fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell’Agnello (13:8). Questo ci rivela che il Regno nasce avanti della fondazione del mondo, perché Egli è il principio e la fine (1 Cronache 29:11). Cristo è “Il Germoglio; ed egli germoglierà sotto di sé, ed edificherà il tempio del Signore” (Zaccaria 6:12). Perché siamo stati innestati con Cristo (Romani 6:5) dopo essere stati acquistati al prezzo del sangue versato (“offerto”, Ebrei 7:27). “E se la radice è santa, i rami ancora sono santi” (Romani 11:16).
Dal Regno umano al Regno divino. Nel Vecchio Testamento, lo stesso popolo di Dio ad un certo punto chiese un Re (1 Samuele 8:5) ed il Signore acconsentì. Ma questi Re ed i loro regni mostrarono sempre la trasgressione della legge di Dio; persino Davide, il Re più vicino a Dio; e così Salomone, in tutta la sua sapienza, finito nelle braccia degli idoli che, per mezzo delle donne straniere, avevano invaso la sua casa. Ma “siccome il peccato ha regnato nella morte, così ancora la grazia regni per la giustizia, a vita eterna, per Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 5:21). Cristo stesso - “radice e progenie di Davide” (Apocalisse 22:16) -, al tempo giusto, è sceso tra noi, come uno di noi, manifestandosi come il Messia (Marco 1:9-11), pagando il prezzo del riscatto, morendo in croce, resuscitando il terzo giorno e ponendosi “a sedere alla destra del trono della Maestà, ne’ cieli; ministro del santuario, e del vero tabernacolo, il quale il Signore ha piantato, e non un uomo” (Ebrei 8:1-2).
Cristo è il Re dei re. Il Messia segna il passaggio dal popolo di Dio – regno umano, al popolo di Dio – Regno divino, “poiché la nostra Pasqua, cioè Cristo, è stata immolata per noi” (1 Corinzi 5:7). Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito figliuolo affinché chiunque creda in lui non perisca ma abbia la vita eterna” (Giovanni 3:16 - 17:23). Ma non è soltanto questo perché per noi che eravamo pagani, increduli, peccatori, estranei al popolo di Dio quanto all’elezione, c’è stato riservato un privilegio ancora più grande che esalta ancora di più la profondità e la bellezza della grazia che noi abbiamo ricevuto in Cristo: “per la loro caduta è avvenuta la salvezza ai Gentili” (Romani 11:11); “induramento è avvenuto in parte ad Israele, finché la pienezza dei Gentili sia entrata. E così tutto Israele sarà salvato” (versi 25-26). Infatti, precisa Paolo: “Ben son essi nemici, quant’è all’evangelo, per voi; ma quant’è all’elezione, sono amati per i padri. Perché i doni, e la vocazione di Dio sono senza pentimento” (28-29). Se è vero che Israele è il popolo eletto di Dio è anche vero che Israele ha rigettato il Messia. E riprendendo lo stesso schema del sacrificio dell’agnello del Vecchio Testamento, Cristo è l’Agnello che viene sacrificato al Padre dal sommo sacerdote rappresentato da tutto il popolo d’Israele. Non è Pilato che mette a morte il Cristo, bensì “tutto il popolo” sparge il “sangue di questo giusto”.
“E Pilato … prese dell’acqua, e si lavò le mani nel cospetto della moltitudine, dicendo: Io sono innocente del sangue di questo giusto; pensateci voi. E tutto il popolo, rispondendo, disse: Sia il suo sangue sopra noi, e sopra i nostri figliuoli” (Matteo 27:24-25).
Ma la Parola di Dio ci dice anche che Israele sarà salvato (Romani 11:26):
“E spanderò sopra la casa di Davide, e sopra gli abitanti di Gerusalemme, lo Spirito di grazia, e di supplicazioni; e riguarderanno a me che avranno trafitto; e ne faranno cordoglio che si fa per il figliuolo unico; e ne saranno in amaritudine, come per un primogenito. In quel giorno vi sarà un gran cordoglio in Gerusalemme” (Zaccaria 12:10-11).
Conclusioni e considerazioni. Cristo è Re, la Parola fatta carne, abitata fra noi, contemplata nella sua gloria, “gloria, come dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia, e di verità” (Giovanni 1:14). L’Evangelo del Regno è pervenuto sino a noi, chiamandoci ad essere figliuoli, servi, operai, ambasciatori in questo tempo per spandere il buon profumo di Cristo alla gloria di Dio Padre. Il Regno dei cieli è arrivato sino a noi ed è tempo di ravvedimento e di maggiore consacrazione (Matteo 4:17). Noi siamo cittadini del Regno, corpo di Cristo, tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi 3:16 - 6:19). E tanto siamo cittadini del regno che “il nostro combattimento non è contro a sangue e carne; ma contro i principati, contro le potestà, contro ai rettori del mondo, e delle tenebre di questo secolo, contro gli spiriti maligni nei luoghi celesti” (Efesi 6:12). E come i demoni riconoscevano Cristo (Luca 4:34), così riconoscono i figli di Dio salvati per grazia (Atti 19:15).
“Avendo Iddio variamente, ed in molte maniere, parlato già anticamente ai padri, nei profeti, in questi ultimi giorni, ha parlato a noi nel suo Figliuolo … e portando tutte le cose con la parola della sua potenza …” (Ebrei 1:1-3).
Ricordiamo il nostro punto di partenza, Matteo 24:14: “E questo evangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, in testimonianza a tutte le genti; ed allora verrà la fine”.
Noi credenti non siamo figli della legge, bensì della grazia. Cristo è il nostro Signore e Salvatore, La Via, La Verità e La Vita (Giovanni 14:6). Gesù stesso insiste dicendo: “questo evangelo del regno sarà predicato …”. Molte false dottrine vengono oggi predicate, molti evangeli personali costruiti a proprio uso e consumo, a proprio vantaggio; evangeli estranei e nemici della croce. Paolo dirà: vi sono alcuni che vi turbano con un altro vangelo “e vogliono pervertire l’evangelo di Cristo” (Galati 1:6-7). Perché tante chiese non crescono ma anzi si svuotano? Perché tante missioni non produco frutti ma anzi falliscono? Quale evangelo stanno insegnando? Stiamo abbracciando e testimoniando “questo evangelo”, cioè quello biblico insegnato da Cristo? Paolo scrive: non voglio sapere altro se non di Cristo, e di cristo crocifisso (1 Corinzi 2:2), “poiché tutti cercano il lor proprio, non ciò che è di Cristo Gesù” (Filippesi 2:21), “ma pure camminiamo d’una stessa regola … perché molti camminano … come nemici della croce di Cristo” (3:16-18).
Infine, vorrei riprendere e porre l’attenzione su un punto già accennato in apertura. Durante tutto il suo ministero, Gesù fece sostanzialmente 2 cose: 1) predicò l’Evangelo; 2) fece segni e miracoli, soprattutto resuscitando e guarendo i malati. Ed è interessante notare che anche i discepoli del primo tempo dopo la resurrezione di Cristo fanno la stessa cosa: predicano l’Evangelo della Grazia e fanno opere potenti nel nome di Gesù.
“Perché il regno di Dio non consiste in parlare, ma in potenza” (1 Corinzi 4:20).
E Gesù disse loro: “Andate per tutto il mondo, e predicate l’evangelo ad ogni creatura (…) Or questi segni accompagneranno coloro che avranno creduto: cacceranno i demoni nel mio nome; parleranno nuovi linguaggi …. metteranno le mani sopra gli infermi, ed essi guariranno” (Marco 16:15-18).
In molte occasioni, gli apostoli “imposero le loro mani” e lo Spirito Santo scese e “parlavano altre lingue e profetizzavano” (Atti 19:1-7). Sempre Paolo ci parla della diversità dei doni spirituali riservati alla comunità dei credenti (1 Corinzi 12).
Dal costato di Gesù in croce uscirono sangue ed acqua (Giovanni 19:34).
Il sangue mi parla del sacrificio, del prezzo offerto per la sposa, della redenzione, della grazia, della riconciliazione, della giustificazione, della santità.
L’acqua mi parla del battesimo, dello Spirito Santo all’opera, delle promesse, della potenza di Dio e della gloria che scendono tra noi, dei doni, della profezia, della guarigione, della resurrezione, della vita eterna.
Dov’è oggi la potenza dello Spirito Santo all’opera? La mancanza di Spirito Santo è un’altra condizione - dopo le false dottrine - di debolezza delle chiese che le rende perdenti al proprio interno e perdenti nella testimonianza verso quelli di fuori. Dove sono i servitori fedeli del Signore, ripieni dello Spirito Santo, che impongono le loro mani e fanno scendere la gloria di Dio? Siamo pieni di prediche, di dottrina, di parole, la conoscenza è aumentata … ma “il regno di Dio non consiste in parlare, ma in potenza” (1 Corinzi 4:20). Davanti a Lazzaro morto nessuna predica avrebbe potuto resuscitarlo ma soltanto la potenza dello Spirito Santo. Parimenti oggi, davanti ad una generazione morta nel peccato e confusa, una chiesa sonnacchiosa che ha solo parole non è in grado di manifestare la gloria di Dio; ed infatti, non si vedono i frutti (Matteo 7:20), le persone non si convertono mentre, invece, le chiese si svuotano, benché anche questo sia il segno degli ultimi tempi (Matteo 24:12).
Il Signore ci dia grazia di camminare fedelmente per La Via della Verità che conduce alla Vita eterna, praticando e testimoniando una dottrina fedele all’insegnamento di Cristo. Parimenti, Dio ci riempia di Spirito Santo, sperimentando ancora quella Pentecoste delle origini, con la manifestazione della gloria di Dio che segue la testimonianza della Parola.
A Dio tutta la gloria.
Gianfranco Annino -
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20 luglio 2012 / 20 luglio 2020
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