Pentecostali nel mondo

Roma, Domenica 22 Dicembre 2024 07:23

L'Evangelista

BurkinA FasoUn credente pone la seguente domanda/riflessione con riferimento ad Efesini cap. 4 versi  11-14.
Mi sembra di capire che nella primitiva chiesa Gesù stesso aveva in qualche modo dato 5 figure "per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, (verso 13) fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio.."
Tra queste figure compare l'evangelista!!
La domanda è: perché i primi credenti, ripieni di Spirito Santo, hanno bisogno di essere evangelizzati?

In primo luogo, è bene ricordare che la nostra fede è fondata su Cristo, La Parola fatta carne che per un tempo ha abitato tra noi. Noi conosciamo Dio attraverso la sua Parola. Il contenuto della Parola nel suo insieme è il messaggio di Dio per noi, è sufficiente a rispondere ad ogni quesito ed è immutabile nei secoli. Perché così è piaciuto a Dio rivelarsi agli uomini ancora oggi per realizzare un fine: la comunione tra Dio e l’uomo attraverso la porta della grazia che Cristo ha aperta in Croce.

La Chiesa è l’insieme dei redenti, di coloro che hanno creduto ed hanno uno stile di vita conforme alla Parola di Dio. E’ il corpo di Cristo chiamato all’unità nella fede.

La Chiesa non è il fine ma lo strumento per testimoniare e glorificare Dio, per spandere il buon profumo di Cristo nel mondo (partendo dal vicino di casa). Il fine è la salvezza, la vita eterna, l’incontro con Cristo che attende i credenti, “faccia a faccia”.

Lo Spirito Santo si manifesta ed istruisce i santi dando sapienza e potenza e chiamando noi ad essere collaboratori dell’opera di Dio (es. cap. 2 Atti degli Apostoli).

Doni (1 Corinzi 12 - Romani 12:6) e ministeri (Efesini 4:11 - Romani 12:7) sono la gloria di Dio che incontra gli uomini per grazia, ciascuno secondo la misura del dono di Cristo, dopo la salvezza (Romani 5:1).

Veniamo alla figura, al ministero dell’Evangelista: è colui che annuncia la Buona Novella ai non credenti, che porta la testimonianza di Cristo in zone nuove promuovendo la costituzione di comunità locali. E’ il pioniere missionario. Biblicamente, pensiamo a Filippo ed a Timoteo. Certamente, l’Evangelista può anche svolgere la funzione di incoraggiamento della chiesa locale ma solitamente saranno culti speciali a fine evangelistico  (dove si cerca di portare quanti più familiari e conoscenti possibile). Un caro servo del Signore che ricordo con affetto - e che certamente possiamo inquadrare nella figura dell’Evangelista - è stato il fratello Charles Greenaway (promosso alla casa del Padre il 31 luglio 1993) che ha testimoniato e predicato di Cristo in 170 nazioni nel mondo e soprattutto in luoghi sperduti dell’Africa dove oggi, seppure nella fornace della persecuzione, ci sono importanti presenze evangeliche. Tutto e sempre alla gloria di Dio.

Pertanto, il credente, nel cammino della santificazione (riguardando alla perfezione di Cristo) certamente avrà bisogno di una cura che però non viene dall’evangelista bensì dal Pastore-Dottore, il quale è chiamato da Dio ed “equipaggiato” per la cura della comunità locale, del gregge, popolo di Dio.

Molte pecore saltano da chiesa in chiesa o, scoraggiate da qualche brutta esperienza, scelgono di isolarsi e magari di cibarsi di prediche e studi da internet. Non è cosa buona, non è pratica sana e soprattutto non è pratica biblica. Come pecore salvate per grazia siamo chiamati a mettere le radici in una comunità locale e ad essere sottomessi al pastore locale secondo gli insegnamenti biblici.    

Il cammino della crescita nella santificazione passa per l’ammaestramento nella Parola e per la scuola dello Spirito Santo. Quanti ancora non credono hanno bisogno di essere evangelizzati e convinti di peccato dallo Spirito Santo e quindi hanno bisogno della Grazia.

Quanti sono già credenti hanno bisogno di fortificarsi nella conoscenza di Dio attraverso la Parola e lo Spirito Santo. Gesù stesso nella tentazione nel deserto fece riferimento alla Parola: “Sta scritto”, “Sta scritto” (Luca cap. 4). Ma nel risveglio della prima Chiesa, è lo Spirito Santo che rivela a Paolo la menzogna di Anania e Saffira (Atti cap. 5). Conoscenza della Parola, esperienza, rivelazione e potenza.

A Dio tutta la gloria.

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Vigilanza negli Ultimi Tempi

Ultimi TempiIl sermone profetico. Vigilanza

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 20 luglio 2012 / 20 luglio 2022

10 anni di  pentecostalinelmondo.it

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"Ora riguardatevi, che talora i vostri cuori non siano aggravati d'ingordigia, nè d'ebbrezza, nè delle sollecitudini di questa vita; e che quel giorno non vi venga addosso all'improvviso come un laccio; perché verrà sopra tutti quelli che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate reputati degni di scampare tutte le cose che devono avvenire; e di comparire davanti al Figliuol dell'uomo" (Luca 21:34-36).

Dio stesso esorta gli uomini di ogni tempo; e l'esortazione non è qualcosa di teorico che scende dall'alto, bensì la misericordia di Dio abitata tra noi per un tempo. Talchè, è l'esortazione che viene dalla natura umana in Cristo, vero uomo e vero Dio. Diversamente da quanto avviene nel mondo, l'Autore dell'esortazione mostra se stesso quale esempio più alto di amore, donando la propria vita, il proprio sangue, per acquistare la grazia, la redenzione e la riconciliazione dell'umanità al Padre. Portare la Croce e piantarla sulla terra per gli uomini è il senso profondo di quell'amore che si prende cura di noi dall'origine dei tempi. Tuttavia, questa nostra vita è solo un piccolo tempo; non dimentichiamoci del nostro Creatore, non dimentichiamoci di Cristo, facciamo tesoro della Parola di Dio. Stiamo vivendo tempi profetici e sono tempi assai difficili per tutti, anche se le cose di questo tempo non ci meravigliano più di tanto, avendoci il Maestro preparato. Gesù resta La Via, La Verità e La Vita; non c'è altro di buono. Per ogni necessità, chiediamo e confidiamo nel Signore. Non guardiamo indietro, nessuno sia spaventato o scoraggiato dagli eventi. Rimaniamo fedeli, camminiamo con Cristo per La Via della Verità.  "Chi vince sarà vestito di veste bianca, ed io non cancellerò il suo nome dal libro della vita; anzi confesserò il suo nome nel cospetto del Padre mio, e nel cospetto dei suoi angeli. Chi ha orecchio ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese" (Apocalisse 3:5-6). 

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Il costo della Verità

Il costo della VeritàPoiché noi non falsifichiamo la parola di Dio, come molti altri; ma come per sincerità, ma come da parte di Dio, parliamo in Cristo, nel cospetto di Dio” (apostolo Paolo, II Corinzi 2:17). L’importanza della Parola di Dio è che essa è la Parola di Dio, il messaggio del Creatore per gli uomini. Ed è una Parola che reca conoscenza, luce, Vita. Nell’Eden, il serpente antico sedusse Eva e di conseguenza Adamo, ponendo inimicizia tra l’uomo e Dio. Nel paradiso che Dio aveva donato all’uomo, la trasgressione è la perdita della retta via, la sfiducia nella verità divina, incredulità e ingratitudine. La conseguenza del tradimento è la morte, perché “il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 6:23). Per questo, Cristo viene (interviene a favore di una umanità perduta) e dice: “Io sono la Via, la Verità, e la Vita; nessuno viene al Padre se non per me” (Giovanni 14:6). Gesù è quella Via perduta nell’Eden, quella Verità tradita e quella Vita avvolta dalla morte. La Parola di Dio è il cuore del Cristianesimo perché tutto è racchiuso in essa, e la Parola è stata fatta carne, ed è abitata tra noi per un tempo (Giovanni 1:1-14). La Parola di Dio è Verità; può sembrare un paradosso ma la Parola è divisiva perché divide la luce dalle tenebre, la santità dal peccato “poiché la Parola di Dio è viva, ed efficace, ed è più acuta che qualunque spada a due tagli; e giunge fino alla divisione dell’anima e dello spirito …” (Ebrei 4:12). Falsificare la Parola di Dio equivale a dare retta al serpente antico, a tradire Cristo ed abbracciare il peccato e la morte. Per la Verità di Cristo una Croce è stata innalzata ed il sangue del Giusto è stato sparso. Quel sangue ci chiama a combattere per l’Evangelo della Grazia e questo, inevitabilmente, avrà un costo per tutti noi, popolo di Dio. Come Gesù fu tradito e rinnegato da coloro che avevano persino spezzato il pane con lui, così per noi il combattimento potrà toccarci anche dentro le mura di casa. Qualunque cosa accada, riguardiamo Cristo, cerchiamo prima il regno de’ cieli e il nostro Padre celeste provvederà ad ogni cosa. Qualunque cosa accada, non rivoltiamoci indietro, andiamo avanti per fede, cerchiamo la gloria di Dio e la sua misericordia.  

Camminiamo per la Via della Verità che conduce alla Vita eterna, servendo CRISTO.

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La sofferenza dei Cristiani. Fedeltà nelle prove

Sofferenza&FedeltàLa sofferenza dei Cristiani. Fedeltà nelle prove.

 

Poiché a voi è stato di grazia dato per Cristo, non solo di credere in lui, ma ancora di patire per lui; avendo lo stesso combattimento, il quale avete veduto in me, ed ora udite essere in me” (Filippesi 1:29-30).

La sofferenza ha sempre accompagnato l'uomo nel corso dei secoli. Ma la sofferenza dei cristiani, di coloro cioè che hanno creduto ed accettato Cristo nella propria vita come Signore e Salvatore, assume un significato speciale. In tutta la Parola di Dio vediamo uomini e donne fedeli eppure chiamati ad attraversare prove assai difficili. Ad Abramo fu chiesto di sacrificare il proprio figlio Isacco; molto note le "pene di Giobbe" che arrivò a perdere i propri figli. Ma anche venendo al Nuovo Testamento, Giovanni Battista (la voce d'uno che grida nel deserto) che attraversa i suoi ultimi giorni in carcere finendo con la testa su un vassoio; Stafano, primo martire, ucciso per la testimonianza di Cristo; e così Paolo, perseguitato per essere il testimone di Cristo ai gentili. La sofferenza dei cristiani nel cammino è biblica, cioè nessuno deve sorprendersi quando è chiamato ad attraversare la prova; Gesù stesso rivelò la "tribolazione nel mondo" (Giovanni 16:33) ma aggiunse: "state di buon cuore, io ho vinto il mondo" e "io sono con voi in ogni tempo, fino alla fine del mondo. Amen" (Matteo 28:20).

Chi non è passato per il deserto? Israele lo ha conosciuto bene. Giovanni Battista, figura meravigliosa della fedeltà in Cristo. Il Messia ha attraversato il deserto, e su un punto dobbiamo meditare: Gesù viene battezzato al Giordano, è ripieno di Spirito Santo e lo stesso Spirito lo conduce "nel deserto, per essere tentato dal diavolo" (Matteo 4:1). Non c'è vittoria senza prova, non c'è fedeltà senza sofferenza. In Cristo abbiamo la vittoria dopo il combattimento. Quante tempeste ha dovuto affrontare Paolo? ma in tutte, il Signore ha combattuto e vinto con lui; "è necessario che queste cose avvengano" (Matteo 24:6). Nella prova che tutti affrontiamo, nessuno si scoraggi, nessuno venga meno nella fede o dubiti della misericordia di Dio. Nel deserto, noi ritroveremo le orme di Cristo ed Egli camminerà con noi. Per amore di Cristo, nell'amore, sopportiamo ogni cosa per fede. "Attendi il Signore, fortificati, ed egli conforterà il tuo cuore. Spera pure nel Signore" (Salmo 27:14).

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20 luglio 2012 / 20 luglio 2021

9 anni di  pentecostalinelmondo.it

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Dio ci benedica!

Israele a Cristo nella fine de' giorni

Ultimi Tempi"Poichè i figliuoli d'Israele se ne staranno molti giorni senza re, e senza principe; senza sacrificio, e senza statua; senza efod, e senza idoli. Poi i figliuoli d'Israele ricercheranno di nuovo il Signore Iddio loro, e Davide lor re; e con timore si ridurranno al Signore, ed alla sua bontà, nella fine de' giorni

(Antico Testamento, Profeta Osea, cap. 3, versi 4-5)

Mentre mi accingevo a scrivere questo articolo, mi ha colpito ed addolorato la scomparsa di un uomo le cui lezioni sull’Antico Testamento ho seguito con immenso piacere e crescente affetto. In data 4 aprile (22 di Nissàn 5781, ultimo giorno di Pesach) è venuto a mancare Rav Elia Richetti (1950), già Rabbino capo delle Comunità ebraiche di Trieste e Venezia. Nel mondo evangelico ed evangelico pentecostale è sempre un argomento vivo quello del rapporto con il popolo d’Israele. Al di là delle singole posizioni denominazionali e personali, abbiamo in comune il Dio d’Israele ed adoriamo il Dio d’Israele che si è manifestato in Cristo per la dispensazione della Grazia, della Riconciliazione e dello Spirito Santo. Il nostro compito di cristiani non è quello di giudicare il popolo d’Israele, bensì quello di pregare per esso, perché si adempiano le moltissime profezie, dell’Antico e del Nuovo Testamento, secondo le quali arriverà il giorno in cui questo popolo riconoscerà in Cristo Gesù (crocifisso e risorto) il Messia che ancora oggi sta aspettando.

“… e riguarderanno a me che hanno trafitto; e ne faranno cordoglio che si fa per il figliuolo unico; e ne saranno in amaritudine, come per un primogenito. In quel giorno vi sarà un gran cordoglio in Gerusalemme” (Zaccaria 12:10-11).

Sull’avvenire di Israele, consiglio di leggere l’Epistola di Paolo ai Romani, capitolo 11. Per la “caduta” di Israele è avvenuta la salvezza dei Gentili (i non appartenenti al popolo di Dio) perché la loro “diminuzione” è la ricchezza dei Gentili (versi 11-12). “… induramento è avvenuto in parte a Israele, finché la pienezza dei Gentili sia entrata. E così tutto Israele sarà salvato, secondo ch’egli è scritto ... (verso 25-26).

Tanti anni fa un Rabbino convertito al cristianesimo arrivò a dire che Dio ha amato il mondo più del suo popolo perché per salvare il mondo ha sacrificato Israele; e il richiamo sembra proprio al noto verso di Giovanni 3:16: “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque creda in lui non perisca, ma abbia la vita eterna”. Perché Cristo è la chiamata universale.

Ma Israele resta l’Israele di Dio. Scrive Paolo: “Ben son essi nemici, quant’è all’evangelo, per voi; ma quant’è all’elezione, sono amati per i padri. Perché i doni, e la vocazione di Dio, sono senza pentimento” (Romani 11:28-29).

Israele verrà a Cristo, anzi Israele sta per venire a Cristo. Questo tempo è ormai alle porte. Questa è la profezia che sta per adempiersi. La Stella di David (Israele) riconoscerà “la radice e la progenie di Davide”, Cristo, la Stella del Mattino (Apocalisse 22:16), e quel sangue della Croce unirà due popoli: quello salvato per Grazia (i Cristiani) e quello amato per elezione (Israele). Perché Cristo “è la nostra pace, il quale ha fatto dei due popoli uno solo” (Efesini 2:14).    

Ritornando al verso di apertura del profeta Osea, questi che stiamo vivendo sono gli “ultimi giorni” in senso biblico, “la fine dei giorni”. Su questo tema, il libro di recente pubblicato Ultimi Tempi 2027” (Amazon).

A Dio tutta la gloria!

Gianfranco Annino

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