La concretezza di Cristo
Siamo ormai abituati ad un fiume di parole; tante “chiacchiere”, tante teorie senza concretezza. Anzi, spesso tante parole nascondono secondi fini e tentativi di raggiro. Quanti progetti nascono con sensazionali proclami e protagonismi per poi finire nel dimenticatoio?! A tal proposito, l’Ecclesiaste scrive: “meglio vale il fine della cosa che il principio di essa” (cap. 7, verso 8). Alle parole degli uomini, Dio oppone la Sua Parola, Eterna, Fedele, per mezzo della quale “ogni cosa è stata fatta” (Giovanni 1:3). Alla vanità delle parole umane, Cristo oppone la propria concretezza, praticità. Un episodio della vita di Gesù ci fa comprendere meglio quanto detto. Il capo della sinagoga, Iairo, chiama il Maestro per la propria figlia morente. Giunto in casa, Gesù trova “la moltitudine che romoreggiava”; e quando la folla fu messa fuori, davanti alla fanciulla senza vita, Gesù “presa la fanciulla per mano, le disse: Talita cumi, che interpretato vuol dire: Fanciulla (io tel dico) levati. E subito la fanciulla si levò, e camminava; era d’età di dodici anni” (Marco 5, versi 35 e ss.). La lezione è semplice: allontaniamo dalle nostre case e dalle nostre vite le cattive compagnie, quanti mostrano finta compassione e vogliono soltanto sfruttare ogni situazione a proprio vantaggio; quanti sono pronti a puntare il dito per deridere il nostro Signore e la nostra fede. Facciamo profonde pulizie nelle nostre vite e nelle nostre case perché il profumo di Cristo possa spandersi in piena libertà.