Soltanto per FEDE
Soltanto per FEDE
"Beati coloro che non hanno veduto,
ed hanno creduto".
Giovanni 20:29
C’è chi non crede, chi crede in se stesso, chi crede che qualcosa ci deve pur essere ma ci penso domani; ci sono poi tanti “cristiani” con un cristianesimo immaginario, autocostruito, il “fai da te” religioso.
Ma c’è un solo Cristianesimo ed è quello fondato sulla Parola di Dio, Sacra Bibbia, che preannuncia il Messia nell’Antico Testamento e lo rivela pienamente nel Nuovo Testamento, svelando all’umanità il mistero della morte e resurrezione di Cristo quale unica Via della Verità che conduce alla Vita eterna. Cristo è la nostra Pasqua (1 Corinzi 5:7), il passaggio dalla morte alla vita, perché “per le sue lividure noi abbiamo ricevuto guarigione” (Isaia 53:5).
E come cristiani siamo chiamati a camminare per fede non per visioni (2 Corinzi 5:7); e “la fede è una sussistenza delle cose che si sperano, ed una dimostrazione delle cose che non si vedono” (Ebrei 11:1).
Nel cammino di fede attraverseremo per certo momenti difficili, di grande sofferenza; il deserto e la “valle dell’ombra della morte” (Salmo 23:4) sono una costante nella vita degli uomini. Anche Cristo passò per il deserto e fu proprio lo Spirito Santo a condurlo in questo luogo (Matteo 4:1).
La sofferenza ci porta nel deserto dove possiamo parlare con Dio, lontani dai rumori e dalle interferenze di questo mondo. Nel deserto dobbiamo ricordare tutti gli insegnamenti e le promesse di Cristo. Non c’è da vedere, da toccare o da sentire; c’è da esercitare la fede e confidare in Dio che ha dato Cristo alla croce per noi.
Dire che tutto umanamente andrà bene non è biblico.
Giovanni Battista, “la voce d’uno che grida nel deserto”, pur avendo offerto una meravigliosa testimonianza di Cristo, finisce i suoi giorni terreni prima in prigione e poi con la sua testa mozzata su un vassoio (Matteo 14:10).
Paolo, apostolo di Cristo, pur avendo offerto una potente e meravigliosa testimonianza di Cristo, viene offeso, perseguitato, imprigionato e quando chiede a Dio per ben tre volte un suo intervento, la risposta sarà “la mia grazia ti basta” (2 Corinzi 12:9).
Di queste testimonianze è piena la Bibbia.
La Lettera agli Ebrei al capitolo 11 parla di uomini e donne (Abele, Enoc, Noè, Abramo, Sara, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Mosè) che “in fede sono morti … non avendo ricevute le cose promesse ma le hanno vedute e salutate da lontano, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra”; perché per fede sapevano e cercavano una patria migliore, cioè la celeste (versi 13-16).
C’è un esempio straordinario nell’Antico Testamento dell’attitudine che un uomo di fede deve avere di fronte alle avversità, di fronte alla fornace della vita, ed è nelle parole di Sadrac, Mesac e Abed-nego allorquando risposero al re che chiedeva loro di inginocchiarsi davanti alla statua d’oro: “Ecco , l’Iddio nostro al quale serviamo, è potente per liberarci … Anche se questo non dovesse accadere … noi non serviremo i tuoi dei e non adoreremo la statua d’oro che tu hai fatto erigere” (Daniele 3:16-18).
Qual è la conclusione di questi insegnamenti biblici?
Dio è buono e misericordioso, qualunque cosa accada in questo tempo. Ci saranno tante cose che non comprenderemo, tanti perché (umanamente) senza risposta; tante situazioni dove non vedremo Dio cambiare le cose secondo i nostri progetti; persone care che perderemo, nonostante le nostre preghiere e le preghiere della chiesa. Servire Cristo è un alto privilegio che per grazia abbiamo ricevuto. “Poiché a voi è stato di grazia dato per Cristo, non solo di credere in lui, ma ancora di patire per lui” (Filippesi 1:29).
Dio è Santo, Santo, Santo! E la Sua sovranità governa ogni cosa per Cristo nostro Signore e Salvatore. Quanto a noi credenti, siamo chiamati ad arrenderci a Lui, ad essere come l’argilla nelle mani del vasellaio per essere vasi adatti a servire Cristo (Geremia 18:1-6).
Partecipiamo alle sofferenze di Cristo e partecipiamo alla gloria della resurrezione.
Tanti servitori hanno subito perdite familiari per proclamare Cristo oppure sono morti con gravi malattie o imprigionati per l’Evangelo, o in incidenti. E sempre, l’invito è a tenere fermo lo sguardo su Cristo, a guardare oltre i combattimenti di questo tempo, di questa vita, in questa terra straniera. Ancora oggi, la nostra chiamata in Cristo è ad alzare gli occhi e riguardare quella “patria migliore”, quella casa del Padre che ci attende.
Per questo “Beati coloro che non hanno veduto, ed hanno creduto”.
A Dio tutta la gloria.
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