La sofferenza dei cristiani non è una dichiarazione di sconfitta
La sofferenza dei cristiani non è una dichiarazione di sconfitta
“Poiché a voi è stato di grazia dato per Cristo, non solo di credere in lui, ma ancora di patir per lui; avendo lo stesso combattimento, il quale avete veduto in me, ed ora udite essere in me” (Filippesi 1:29). Anche questo anno volge al termine ed ognuno è alle prese con il proprio bilancio personale. Per esperienza e per i contatti con tanti fratelli sparsi in Italia ed all’estero, ho scelto di dedicare l’ultimo articolo del 2018 alla sofferenza della fratellanza in questi ultimi tempi. L’Ecclesiaste direbbe: nulla di nuovo sotto il sole. L’apostolo Pietro esorta a resistere “fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze si compiono nella vostra fratellanza, che è per il mondo” (1 Pietro 5:9). La morte, la sofferenza, la malattia, il combattimento, la mancanza … tutto è frutto e conseguenza del peccato. Nessuna di queste condizioni era presente nell’Eden per Adamo ed Eva, per i quali Dio aveva dato una parola di benedizione. E se pure la disubbidienza al Padre ha aperto la porta al peccato ed alle sue conseguenze, Cristo è tornato all’albero del frutto proibito, al legno della croce e ci ha riscattati col suo sangue, per grazia, soltanto per grazia (vedi precedente articolo http://www.pentecostalinelmondo.it/it/passo-dopo-passo/275-ritorno-all-albero.html). Ancora oggi, noi siamo benedetti della benedizione di Abramo: “e tutte le nazioni della terra saranno benedette in te” (Genesi 12:3). Perché la promessa, “la Parola è stata fatta carne, ed è abitata fra noi …” (Giovanni 1:14), e noi siamo benedetti in Cristo, eredi di Dio e coeredi di Cristo (Romani 8:17), più che vincitori in Colui che ci ha amati avanti della fondazione del mondo (Efesi 1:4). Perché allora la sofferenza? Cara sorella, caro fratello, per chi crede in Cristo e cammina per la Via, la sofferenza non è una dichiarazione di sconfitta ma una attiva partecipazione all’opera di Cristo. Stai attraversando il deserto? Gesù stesso fu condotto nel deserto dallo Spirito Santo (Luca 4:1) … come uno di noi, familiare col patire (Isaia 53:3-6). Nel fuoco, Dio ci affina alla santità; e cos’è la santità se non l’assumere in noi l’immagine e somiglianza di Cristo?!, i medesimi sentimenti, come dice Paolo (Filippesi 2:5). Ma anche nel deserto, gli occhi di Dio sono su di noi e nell’afflizione troviamo la consolazione (2 Corinzi 1:4) e l’unzione dello Spirito Santo opera in noi cose migliori. Tutti i santi uomini di Dio sono stati chiamati nel deserto in vista di cose migliori riguardanti il progetto di Dio. Questo cammino, questo tempo, la tua vita e le vite del popolo di Dio hanno una sola chiamata: Cristo, la Via, la Verità e la Vita. Qualunque cosa accada “or noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene, a coloro che amano Iddio; i quali son chiamati secondo il suo proponimento” (Romani 8:28). Ma pure, l’afflizione è soltanto per un tempo, perché la chiamata è a testimoniare il buon profumo di Cristo, ad essere noi stessi benedizione per gli altri e “fruttificando in ogni opera buona, e crescendo nella conoscenza di Dio” (Colossesi 1:10).
Cari in Cristo, cerchiamo prima il regno di Dio e la sua giustizia (Matteo 6:33) ed il Padre si prenderà cura di noi (El Shaddai) e provvederà ad ogni nostro bisogno in abbondanza. Portiamo a Lui ogni peso per i meriti di Cristo, con fede perché “tutto è compiuto” (Giovanni 19:30). “E chinato il capo rendè lo Spirito” (verso 30). Lo Spirito Santo è per te, è con te e con il popolo di Dio in vista dei giorni di gloria. Sii benedetto in Cristo!
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