Il modo di avere. Il giovane ricco
“Quel giovane gli disse: Tutte queste cose ho osservate fin dalla mia giovinezza; che mi manca ancora? Gesù gli disse: Se tu vuoi esser perfetto, va’, vendi ciò che tu hai, e donalo a’ poveri, e tu avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, e seguitami. Ma il giovane, udita quella parola, se ne andò contristato; perché egli aveva molte ricchezze” (Matteo 19:20-21). Tanti motivi impediscono alle persone di abbracciare Cristo incondizionatamente, così come Lui chiede. Quest’incontro - riportato sia dall’evangelista Matteo che da Marco (cap. 10) e Luca (cap. 18) - ci parla del rapporto con i beni di questa vita, con l’importanza che ciascuno di noi dà alle cose, le priorità che scegliamo. Cos’è quella chiamata all’essere “perfetto” che Cristo rivolge al giovane? Nessuno di noi è perfetto, tutti siamo peccatori salvati per grazia, senza alcun merito ma per la grazia che splende ancora dalla Croce. Il senso allora è: qual è la tua priorità? Dio non può stare al secondo posto; cosa c’è al primo posto nel tuo cuore? Gesù poteva scrutare ogni cuore sino alle estreme profondità dell’animo umano. L’evangelista Luca chiarisce il passaggio: Gesù gli disse: “Una cosa ti manca ancora: vendi tutto ciò che tu hai, e distribuiscilo a’ poveri, ed avrai un tesoro nel cielo; poi vieni, e seguitami” (Luca 18:22). Il problema era confidare nelle ricchezze più che in Dio. “Perché dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:21). Il problema non è la ricchezza in sé; Davide, Salomone e tanti uomini di Dio furono molto ricchi; il punto è il rapporto con ciò che abbiamo e l’utilizzo delle proprie risorse. Spesso in ambito evangelico si parla ancora del falso problema della decima; a Dio non serve la tua decima, Egli vuole tutto te stesso. Ricordiamo sempre le parole di Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Galati 2:20). Il giovane ricco “aveva” molte ricchezze, un avere che era un’attitudine, un rapporto, un attaccamento alle cose. La stessa espressione la ritroviamo in Giovanni 13:29: “Giuda aveva la borsa …”, “era ladro, e tenendo la borsa, ne portava via quel che si metteva dentro” (Giovanni 12:6). L’amore per il denaro, l’attaccamento alle cose, la paura di perdere ciò che si ha è una radice velenosa che si avvolge come un serpente al cuore dell’uomo, allontanandolo da Dio, perché dov’è il tuo tesoro, quivi sarà anche il tuo cuore. Una conversione parziale è il rischio anche dei credenti di oggi: il cuore si converte ma la tasca resiste; tutto il mio cuore appartiene a Dio ma non chiedetemi di dare soldi per l’opera … “Che utilità vi è, fratelli miei, se alcuno dice d’avere fede, e non ha opere? Può la fede salvarlo? Se un fratello o una sorella son nudi e mancanti del cibo quotidiano, e un di voi dice loro: Andatevene in pace, scaldatevi e satollatevi; ma non date loro le cose necessarie al corpo, che giova?” (Giacomo 2:14-16). “Infatti, come il corpo senza lo spirito è morto, così anche la fede senza le opere è morta” (verso 26). “La carità sia senza simulazione” (Romani 12:9), senza ipocrisia. “Colui dunque che sa fare il bene, e non lo fa, commette peccato” (Giacomo 4:17). In questi ultimi decenni stiamo assistendo ad una nuova forma di idolatria, quella verso gli animali. Sempre più persone, magari per delusioni o solitudine, elevano un animale a compagno di vita, impegnando soldi e tempo per provvedere al cane, al gatto o altro animale che sia. Se spendiamo più soldi per l’animale di quanto offriamo per l’opera del Signore e per il nostro prossimo in difficoltà, cristianamente questo è un problema. Troppo spesso, usiamo con fratelli o non convertiti parole di conforto usando versetti biblici quando invece dovremmo testimoniare andando a far la spesa e portando ciò che occorre alla famiglia bisognosa. “Iddio ama un donatore allegro” (2 Corinzi 9:7). “Voi li riconoscerete dai loro frutti” (Matteo 7:20). Signore aiutaci a consacrarci completamente a te, aiutaci a rivolgere il nostro cuore a Cristo senza riserve, provvedi al bisogno di ciascuno e rendici sensibili alla tua voce. Nel miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, Gesù stesso disse ai discepoli: “Date lor voi da mangiare” (Marco 6:37). Molte missioni, molte chiese, molte famiglie sono oggi in difficoltà. Nella prima chiesa descritta negli Atti degli apostoli “gran grazia era sopra tutti loro. Poiché non vi era alcun bisognoso fra loro” (Atti 4:33-34). Oggi, il popolo di Dio ha smesso di essere un “donatore allegro” in vista del Regno de’ cieli, appare raffreddato, chiuso in se stesso, sfiduciato nell’attesa; e chiudendo le proprie mani ha raffreddato anche il proprio cuore. Signore aiutaci ad essere noi stessi, come tuoi figliuoli, fonte di benedizione per gli altri e si conosca che tu sei Dio, che noi siamo tuoi servitori e che per la tua parola noi facciamo tutte queste cose (1 Re 18:36).
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